Analisi dei rischi nei luoghi di lavoro e ambienti confinati
Quando si affronta l’analisi dei rischi per l’esecuzione di attività lavorative in ambienti angusti e pericolosi, i cui volumi di lavoro sono tali da considerare difficile e rallentata l’attività lavorativa eseguita, è ragionevole e di buon senso, (alcuni direbbero “…è cosa buona e giusta e anche fonte di salvezza..”) approcciarsi con le migliori tecniche operative e le più severe regole di disciplina.
Pertanto, consiglio di gestire e coordinare le lavorazioni da eseguirsi all’interno dell’intercapedine aerato sviluppando le seguenti procedure di sistema:
– stabilire chi fa che cosa: non si lavora mai da soli
– valutare i parametri al contorno: accertare l’efficacia dell’organizzazione espressa dall’impresa, prima che questa inizi le lavorazioni
– coordinare le attività di gestione delle emergenze subordinando tutta l’organizzazione del lavoro all’efficacia degli interventi attuabili in caso di malore o infortunio: in assenza della possibilità di gestire le emergenze in maniera efficace è d’obbligo imporre il “potere impeditivo” vietando l’esecuzione fino a quando non si annullano le condizioni di pericolo residue.
Tutto quanto sopra perfettamente in sintonia con le seguenti procedure:
1) “riunione di accoglienza”: per lavorazioni rientranti in ambito DPR 177/2001 è d’obbligo accertare la qualifica tecnico professionale specifica. Altresì, quando non fosse necessario rientrare nel DPR 177/2011, rimane l’obbligo di accertare la qualifica e l’idoneità di ogni operatore, soprattutto quando questi debbano andare a lavorare in ambienti “critici”
2) ” sviluppo di un tavolo tecnico” finalizzato a verificare tutti i parametri al contorno che possano favorire o non favorire l’esecuzione dei lavori. Conseguentemente promuovere e concordare con l’impresa l’adozione di discipline poste a preservare la salute e la sicurezza di tutti gli attori dell’opera.
3) “gestire lo stato di emergenza da infortunio grave” (inteso per grave l’infortunio o il malore che non consenta all’infortunato di collaborare nelle attività di emergenza): subordinare tutta l’organizzazione del lavoro al risultato di una “simulazione virtuale” (a volte è opportuno fare delle prove pratiche) di tutte le azioni necessarie a garantire una tempestiva evacuazione dell’infortunato. Si ribadisce che, in assenza di un risultato certo sulla possibilità di operare in emergenza senza gravare su tempi e attrezzature, quindi sull’uomo, è d’obbligo rimettere in discussione tutta l’organizzazione del lavoro prospettata per lavorare in quell’ambiente critico.
4)” gestire lo stato di pericolo grave ed imminente”: individuare le figure sensibili che operano all’interno dell’organizzazione (datore di lavoro; dirigente; preposto; lavoratori scelti per quel tipo di intervento critico). A questi e ad altri (solo se presenti durante l’esecuzione dei lavori) è affidato l’onere di “fermarsi” o di impedire che si proceda comunque in assenza di quelle garanzie determinate dagli accordi disciplinati persi con l’impresa.
5)”squadra per la sicurezza”: ogni lavorazione critica richiede la predisposizione di una organizzazione terza esterna, pronta ad intervenire in caso di bisogno. La squadra per la sicurezza deve avere requisiti tecnico professionali superiori o eguali a quelli del personale operante in ambiente critico. Questa attività speciale d’impresa è perfettamente coerente con i costi per la sicurezza da stimare e impegnare perchè obbligatori di Legge.
In sintesi:
– calcolo del rischio con approccio probabilistico (algoritmo) ;
– calcolo del rischio con approccio valoriale .
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